lunedì 1 dicembre 2014

Claudia - "La nostra vera casa"

Eccoci di nuovo qui a condividere con voi altre storie di Timor.

 dove il portoghese è la lingua ufficiale, ma chi è nato durante il periodo dell’occupazione indonesiana (o poco prima) non lo parla e i maestri di oggi, che devono insegnarlo nelle scuole, sono obbligati a seguire un corso intensivo di tre mesi per impararlo.
 dove per l’educazione si investe all'estero. I giovani migrano per studiare, per formarsi; vanno in Indonesia, qualcuno in Europa, altri nelle Filippine. Poi tornano (chi lo fa) e si trovano con una preparazione che però non trova collocazione.

Questa é la storia di centoventi storie, quelle che puoi leggere negli occhi delle bambine e ragazze dell’orfanotrofio di Venilale, un villaggio a circa 150 km dalla capitale Dili. 
Ci si arriva dopo ore di buche, curve e polvere che ti si incastra fin nei capelli e il mare, alla tua sinistra, tanto celeste da sembrare irreale che si intrufola pacifico in quel paesaggio selvaggio.

Forse per noi è strano sentir ancora parlare di orfanotrofi. Ormai si tratta di una parola in disuso. Oltretutto è uno di quei termini che forse ci riporta alla mente accezioni puramente negative.

Ma non qui, dove orfanotrofio significa semplicemente casa, o meglio, come dicono i sorrisi che lo popolano “la nostra vera casa”.

Dove  per casa non si intende tanto il tetto sopra la testa o il letto sul quale dormire, piuttosto un luogo dove sentirsi bene, al sicuro.

Dove sono felice semplicemente perché tu lo sei; dove non serve essere arrabbiati.

Dove il sapore del riso e lenticchie alternato a riso e fagioli, riesce ad essere sempre diverso anche se lo vedi tutti i giorni per pranzo e cena, e la domenica è il giorno del pranzo speciale, perché magari c’é un po’ di verza.

Dove chi sei, il tuo nome, la tua storia sono sempre speciali anche se qui si è in tanti.

Dove ogni sera, viene l’ora della buona notte, quando ci si riunisce per augurarsi l’un altra un sonno tranquillo e bei sogni, prima che le luci si spengano.

E non si parla solo di bambine orfane. 
Qui arrivano anche le figlie dell’abbandono (che sono tante), le “vittime” innocenti della disgregazione familiare o della violenza.
A Timor, come in altri paesi che abbiamo incontrato durante il nostro cammino, le relazioni e l’amore sono labili; la vita è oggi e a domani penserò domani.
Ci si separa con facilità; ci si ricostruisce una nuova famiglia; si migra per lavoro o studio e ai figli, qualcuno ci penserà
Spesso, l'incesto, l'abuso sono percepiti come normalità

Questa è anche la storia di chi come Suor Letizia, suor Joana e Suor Alma, a Timor ci vivono da più’ di 20 anni e nell'educazione (di qualità) ancora ci credono e ci investono.
Sono ogni giorno al fianco di queste bambine e queste ragazze; non regalano speranze o sogni, piuttosto offrono loro opportunità

In fondo sono proprio loro le donne e le madri di domani. 

Claudia








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